Porte chiuse e ferite aperte

Era la sera di quel giorno strano, in cui la morte suscita angosce e gli eventi del mattino sollevano domande, ma i discepoli sono ancora insieme. A tenerli uniti non è la voce del loro Maestro, ma la paura che rinserra i cuori, che pone un freno alla speranza, che argina l’onda di ogni emozione. 

È il primo giorno della settimana, il giorno primo del mondo perché è l’inizio di un mondo nuovo. Ma le porte sono chiuse perché è forte il timore degli avversari, l’insidia di chi è là fuori. Hanno paura di fare una brutta fine, di seguire davvero il Maestro di cui ancora sono chiamati discepoli. Ma ora non c’è più nulla da fare, nessuno più da seguire.

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Dio cerca casa e dimora

Siamo condotti al cuore del nostro credere e al centro del nostro tempo, al senso più vero di ciò che viviamo. Perché credere è dare a Dio nuova carne, farlo entrare ancora in questo mondo perché sia presenza viva e luminosa. Non c’è bisogno di salire al cielo, di solcare distanze e sfidare altezze, c’è semmai urgenza di accogliere qui in basso ciò che dall’alto ci è stato donato, di accettare che venga un Dio ad abitare oggi la nostra storia. C’è bisogno di rendere viva, nelle vicende di questo tempo, la memoria e la presenza di quelle parole che ci hanno svelato il suo volto di Padre.

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Solo l’Amore rinnova il mondo

L’esordio di questo brano non è dei migliori. Siamo nel contesto dell’Ultima Cena, della notte più buia del tradimento, della notte che delude ogni attesa, che smaschera le voglie segrete, che mette in vista ciò che si è tentato di tenere nascosto. È notte ed è buio quando Giuda esce dal cenacolo. Ed esce per compiere il tradimento, per realizzare la consegna dell’amico, di colui che si è piegato a lavare i suoi piedi. Ed è quella notte buia l’ora in cui il Figlio è glorificato. È il paradosso pasquale. L’ora della gloria coincide con l’ora del più buio abbandono, del tradimento e della consegna. Il Figlio è glorificato dal Padre e il Padre è glorificato nel figlio. E questa è una gloria strana, che abita nella notte più buia, che si realizza nel tormento più forte, che si compie quando il tradimento è compiuto. 

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Avere l’Agnello per pastore

Viviamo giorni in cui le tante parole dicono poco e i passi si fanno più incerti ed erranti. Ci sono voci che si levano forti, per far sentire che hanno ragione, ci sono passi che calpestano terra e frammentano vite per far sapere che hanno la mano forte, pugno che stringe bene, che colpisce e bagna i volti di lacrime. E non si tratta solo di guerre e conflitti. Avviene così anche nelle vite ordinarie, nei nostri rapporti e situazioni. E forse è sempre stato così.

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