Sbrogliare la vita con Etty Hillesum

Spesso siamo coinvolti in vicende più grandi di noi e facciamo fatica a trovare il bandolo della matassa, a sbrogliare la vita e a renderla nostra, ad assumerci il compito di vivere appieno.

Come si può vivere la propria vita, lasciar entrare in sé qualcosa dell’Amore, estirpare l’odio e il marciume, accogliere e dare riparo al dolore?

Anche se ci sentiamo prigionieri di un gomitolo aggrovigliato è sempre possibile diventare un rocchetto di filo che viene lentamente srotolato. Tra queste due immagini si snoda il percorso proposto in queste pagine che hanno come matrice e guida il Diario di Etty Hillesum.

Si tratta di imparare a «lavorare» alla propria pace interiore. È un compito a cui non ci si può sottrarre, perché, dovunque ci troveremo, dobbiamo esserci con tutto il nostro cuore. Ed Etty può essere l’ostetrica di molte anime.

Dalla presentazione di don Tony Drazza

[…] Quando mi sono ritrovato questo libro di Marco nella casella della mail con la richiesta di scrivere qualche riga di presentazione, la mente è andata a pescare questo ricordo del diario e da quel giorno ho sempre fatto molta fatica a fermare i pensieri e metterli per iscritto. Ho rimandato la consegna di queste poche righe fino al limite della pazienza dell’autore, ma con i ricordi del cuore e delle cose scritte in esso non si possono avere atteggiamenti leggeri.

Allora ho temporeggiato, preso altro tempo, chiesto scusa per il ritardo e promesso che avrei senz’altro adempiuto la consegna che mi era stata chiesta.

Ma poi, ancora, lo scritto di Marco sulla vita di Etty Hillesum mi ha frenato del tutto. Ogni volta che andavo avanti nella lettura, mi si apriva un mondo interiore che mi chiedeva conto, che mi inchiodava alla vita che stavo vivendo e apriva in me domande necessarie: sto vivendo anch’io la mia vita di uomo e di prete nel modo migliore e con la massima convinzione? Sto cercando anch’io di guardare il mio gomitolo aggrovigliato senza paura, ma con la certezza che, nonostante tutto, quel gomitolo aggrovigliato è la mia vita?

La lettura di questo libro ti invita all’impasto, cioè ti chiede quel movimento delle mani che spesso si fa per cercare di mettere insieme tutti i piccoli pezzi di pasta mentre cerchi di creare una massa omogenea che poi diventerà pane buono da mangiare. Ogni singolo pezzo, anche il più piccolo, viene raggiunto dalla maestria delle mani e viene rimesso in mezzo. Nessun pezzo deve essere perso.

Ma per impastare la vita, con tutto quello che questo comporta, c’è bisogno di coraggio, di continua manutenzione, di occhi capaci di vedere luci dove queste fanno fatica a essere luci; c’è bisogno di credere fortemente nella vita che si sta vivendo, di lasciarsi abbracciare da essa e di percepire la forza prorompente di un amore che ci abita.

Mi permetto di aggiungere ancora alcune cose. Questo libro che Marco sapientemente ha scritto, riportando in esso non solo la bellezza della scrittura, ma anche la puntualità dello studioso, deve per forza (e chiedo scusa per questa fermezza) accompagnare la lettura delle Lettere e del Diario di Etty Hillesum perché da lì questo libro ne trae la forza e la trama. Farsi accompagnare in questo periodo dagli scritti della giovane Etty è quanto mai prezioso e salutare per il cuore. Saranno parole in grado di scuotere e rimettere al mondo, di bonificare e calmare.

Prendo in prestito le parole dell’autore come una specie di consegna per chi si metterà, con coraggio, a leggere questo libro che non parla solo di Etty ma anche della nostra vita aggrovigliata: Dobbiamo occuparci ancora molto di noi, non per istinto egoistico, ma perché è l’unico modo per riuscire, un giorno, a liberarci di noi stessi, sbrogliando quella matassa aggrovigliata che siamo diventati. Ci liberiamo di noi, infatti, solo quando ci facciamo carico del nostro mondo interiore, perdiamo tempo con noi e la nostra vita, ci sediamo in ascolto del silenzio che ci portiamo dentro e asciughia- mo le lacrime che ci rigano il cuore.

Dall’Introduzione

L’immagine del gomitolo aggrovigliato, con la quale Etty descrive il suo stato d’animo, è il punto di partenza di questo percorso che vuole accompagnare ciascuno ad assumere, con serietà e responsabilità, un compito a cui non ci si può sottrarre, perché, dovunque ci troveremo, dobbiamo esserci con tutto il nostro cuore.

Il punto di arrivo, che è poi l’inizio di una nuova partenza, è segnato da un’altra immagine, quella del rocchetto di filo. Ogni gomitolo aggrovigliato, infatti, può diventare un rocchetto di filo che viene lentamente srotolato. E questo simboleggia, per così dire, il gesto che si apre sempre più e si protende sempre oltre, con il quale mi impegno a concedermi a tutto ciò che viene. Ciascuno può diventare un rocchetto di filo che si apre e si protende oltre, perché è sempre possibile vivere come un rotolare melodiosamente dalla mano di Dio.

Tra queste due immagini, del gomitolo aggrovigliato e del rocchetto di filo, si dipana tutta la vita e l’esperienza di Etty. Le sue parole, affidate ai quaderni, sono i fili che qui vengono intessuti in una trama, si spera coerente, che lascia intravvedere il potenziale di crescita e di umanità che ognuno è chiamato ad accogliere e a esplicitare.

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