L’amore sovverte ogni legge

VII Domenica del Tempo ordinario A (Lv 19,1-2.17-18; 1 Cor 3,16-23; Mt 5,38-48)

È sempre facile fraintendere e smarrire il senso delle parole, ridurle a ciò che siamo in grado di intendere e di volere. La rivelazione, però, propone parole altre, che non si attestano sul nostro orizzonte. Parole che si muovono in alto, verso confini e orizzonti divini. 

Ed è per questo che non basta dire amore e non basta nemmeno amare. 

Amore e amare sono parole che dicono tanto, forse anche troppo, ma non dicono mai a sufficienza, perché quando la Scrittura parla di amore non parla di noi e dei nostri sentimenti, non parla delle nostre scelte e delle nostre azioni.

Dire amore, per la Scrittura, è rivelare Dio e il suo volto, è dispiegare la sua santità, è raccontare la sua perfezione. 

“Siate santi, perché io, il Signore, vostro Dio, sono santo.
Non coverai nel tuo cuore odio contro il tuo fratello […] Non ti vendicherai e non serberai rancore […] ma amerai il tuo prossimo come te stesso. Io sono il Signore” 
(cf. Lv19,1-2.17-18)

La santità è mistero di relazione, è scambio di comunione. Se il Signore è il Dio che si è fatto nostro, allora noi possiamo essere santi perché lui, che è il Santo, ha scelto di essere il nostro Dio, di legarsi a noi in uno slancio d’amore che è senza misura e senza motivo.

Non c’è altro motivo per amare, perché il vero amore è sempre immotivato, è sempre eccedenza, è sempre gratuità, è sempre ingiusto.

È da questo amore che nasce ogni cosa. Perché l’amore è l’inizio di uno spazio nuovo, aperto e accogliente. 

Non cercare in te i motivi per cui Dio ti ama, non cercare di spiegarti il suo amore. Non puoi spiegarlo né motivarlo. Egli ti ama perché ti ama, ti ha scelto perché ti ha scelto. L’amore non ha motivi e non ha fini. L’amore ama, semplicemente ama, con la forza coraggiosa di chi sa che amare è apertura di uno spazio non necessario, è inizio di una storia non motivata. Dio ti ama e questo basta. E ti ama perché tu sia, perché tu cresca, perché tu possa diventare te stesso nella tua libertà che il suo amore ha voluto e consacrato.

E se Dio ti ama senza motivo è perché sempre l’amore è immotivato. È vita divina che si effonde e si estende, è santità che viene donata, è perfezione che risana il mondo.

È illusorio scambiare l’amore, quello che solo Dio può comandare, con la giustizia, con l’equilibrio, con il contraccambio, con la proporzione. L’amore è divino perché è oltre ed è altro, è al di sopra di ogni calcolo e di ogni fine, di ogni efficacia ed efficienza, di ogni misura e compensazione. Amare è vivere lo squilibrio, sentire l’ebbrezza di ciò che non ha senso perché è ciò che dà senso a tutto.

Amare come Dio è essere santi come Dio, essere perfetti come il Padre, è sentire che in noi scorre la sua stessa vita, perché siamo suoi figli e i figli si assomigliano al Padre. 

Covare odio contro il fratello, vendicarsi e serbare rancore è la traccia su cui da sempre gli uomini scrivono le loro storie. È la trama di ogni tragedia, il sunto di ogni guerra e di ogni sopruso. 

L’odio, la vendetta e il rancore sono vie dagli esiti tragici, sono strade già da sempre conosciute e battute. 

È vangelo l’annuncio di un amore possibile che impegna a vivere ciò che è impossibile. È vangelo sapere che è possibile amare fin dentro all’odio, anche quando lo sguardo incontra il volto atroce del proprio carnefice. Si può sempre amare, perché si può sempre accogliere la vita divina di Dio che ha scelto di amarci, di renderci santi e perfetti, di renderci capaci di un amore che è dono e slancio, avventura e viaggio inedito.

È inaudito l’amore, perché racconta storie che sono difficili a credersi. È inedito l’amore perché promette racconti in cui il male non è vinto e schiacciato dal bene, ma è redento e salvato dall’amore. 

Avete inteso che fu detto: “Occhio per occhio e dente per dente”. Ma io vi dico di non opporvi al malvagio; anzi, se uno ti dà uno schiaffo sulla guancia destra, tu pórgigli anche l’altra, e a chi vuole portarti in tribunale e toglierti la tunica, tu lascia anche il mantello. E se uno ti costringerà ad accompagnarlo per un miglio, tu con lui fanne due. Da’ a chi ti chiede, e a chi desidera da te un prestito non voltare le spalle (Mt 5,38-42)

Occhio per occhio e dente per dente è legge giusta. È un limite all’odio e alla vendetta. È un porre in piedi la bilancia di una giustizia certa. Al male si risponde con un male uguale e contrario, con un male che sia misurato. E a quella legge che sembrava un successo, che appariva come una norma di civiltà, Gesù oppone parole nuove.

Ma io vi dico! Avete inteso come vanno le cose, come bisogna trovare il modo di sistemarle, di trovare un equilibrio, di compensare le forze, di limare le situazioni. Quel ma io vi dico, però, ci pone oltre. Ci colloca fuori di ogni equilibrio, al di là di ogni misura. Rompe gli schemi di ogni bilancia, di ogni giustizia che tiene il conto, che fa pareggiare le cose. 

Ma io vi dico è l’apertura di uno spazio nuovo in cui l’amore superi ogni previsione, vinca ogni resistenza, elimini ogni confine, faccia fuori ogni equilibrio.

Sono immagini forti quelle della guancia, del mantello, delle due miglia da fare insieme a chi ti ha costretto. Potrebbe sembrare la logica del debole e del perdente, di ogni rassegnato, di ogni uomo che è asservito e succube del male che è costretto a subire. Potrebbe, persino, essere la giustificazione di ogni sopruso, l’accettazione di ogni violenza.

Ma quelle parole, in realtà, ci pongono oltre, ci innalzano a un piano divino. Ci danno, a modello delle nostre scelte, la perfezione del Padre.

Avete inteso che fu detto: “Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico”. Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli; egli fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti. Infatti, se amate quelli che vi amano, quale ricompensa ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani? Voi, dunque, siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste (Mt 5,43-48)

Non opporti al malvagio con malvagità, non opporti con odio e risentimento, non opporti con voglia di rivalsa e di vittoria. Non rispondere al male lasciando che questo ti contagi la vita. Ma impara ad amare, impara a vivere soltanto di amore. 

Ama tutti, ama il tuo prossimo e ama anche il tuo nemico. 

Ama chi vuole il tuo male, prega per chi ti perseguita, saluta chi per te è straniero.

Se credi e sei diverso dai pagani, devi fare ciò che è straordinario, devi uscire dalla logica accomodante di ciò che è usuale, dai confini angusti di ciò che è prevedibile. Vivi di gratuità e gratuitamente ama e diffondi amore, perdona e diffondi perdono, saluta e diffondi salvezza. 

E se resta comunque un mistero un Padre che ama i suoi figli, che guarda a tutti con sguardo di amore, che dona a tutti il suo sole e la sua pioggia, tu impara a vivere di questo amore, di questo mistero di cui è piena la vita. 

Guarda a tuo Padre e da lui impara a vedere che ci sono buoni e cattivi, giusti e ingiusti e che tocca a te, proprio a te che sai distinguerli, amarli tutti, pregare per tutti, salutare tutti. L’amore non cancella le differenze, le vede e, proprio per questo, sa amare, perché sa che solo l’amore può fare prodigi, che solo il perdono può aprire la strada a sentieri che sembravano interrotti, a cammini che apparivano impossibili. 

Ama di un amore non tuo, perdona con una forza che non ti appartiene, ama con un cuore che è colmo di vita, ama perché tu sei stato amato, gratuitamente e senza misura.

Ama e ricorda che l’amore ha solo una regola: ama.

L’amore è sempre ingiusto perché non si accontenta di equilibrare i piatti di una bilancia, ma vuole affermare senza mezze misure che solo l’amore è possibile, che solo il perdono è la via d’uscita.

Non è vero un amore che non provi l’ebbrezza di essere unilaterale, che non sia scompensato. Ogni amore è sovvertimento di ogni legge, smentita di ogni previsione, rivolta contro ogni attesa.

Amare i nemici è l’antitesi di ogni logica mondana, il dare qualcosa a loro, condividere con loro il tempo e la vita è la negazione di ogni buon senso.

L’amore è la gratuità che non guarda in faccia, il dono che non tiene conto, l’offerta che non bada a spese, il perdono che sembra ingenuo.

L’amore è innocenza, perché vede oltre le giuste misure, supera il pattuito. Amare è entrare in uno spazio santo, è essere figli già ora e già qui, è vivere di perfezione. Amare è slanciare la vita verso vette che sono oltre, verso spazi ancora lontani. 

Amare il nemico è vivere di sogno e di utopia, è costruire un mondo in cui ogni inimicizia sia vinta nel suo stesso nascere perché prima e oltre ogni inimicizia c’è l’amore a fare di tutti una sola famiglia. L’amore viene prima di tutto per questo è solo l’amore il punto di approdo e di arrivo.

Amare è credere che i nemici possano amarsi, che i colpevoli possano essere perdonati, che i cattivi ricevano la benedizione divina per l’intercessione delle loro vittime.

È troppo ciò che è richiesto perché ci è chiesto di vivere divinamente, di vivere di santità, di vivere la perfezione.

Ma io vi dico. È l’apertura di mondi nuovi, è l’inizio di spazi redenti. C’è un ma che sovverte la storia, che rivela i fallimenti di ciò che a noi sembra normale. C’è un ma che è rischio e scommessa.

E tu non sai se sia possibile, non comprendi se ne valga la pena, non capisci se servirà a cambiare qualcosa.

Perché amare i nemici diventa possibile solo prendendo sul serio la sua parola, solo lasciandola fiorire in noi, lasciando crescere, sul nostro volto umano, i tratti filiali del suo volto di Padre.

E mentre sembra un gioco a perdere, fino a perdere tutto e la dignità, se ami e ami davvero, inizi ad avere tutto, ad avere la sua vita e la sua perfezione. Perché l’amore, che appare debole e stolto, ingenuo e vano, è l’unica forza che ci rende sapienti di quella sapienza che è grazia divina.

Nessuno si illuda. Se qualcuno tra voi si crede un sapiente in questo mondo, si faccia stolto per diventare sapiente, perché la sapienza di questo mondo è stoltezza davanti a Dio. Sta scritto infatti: «Egli fa cadere i sapienti per mezzo della loro astuzia». E ancora: «Il Signore sa che i progetti dei sapienti sono vani».
Quindi nessuno ponga il suo vanto negli uomini, perché tutto è vostro: Paolo, Apollo, Cefa, il mondo, la vita, la morte, il presente, il futuro: tutto è vostro! Ma voi siete di Cristo e Cristo è di Dio
(1Cor 3,18-23)

E Dio è Amore!

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