Tra un asino e un profumo: la follia di Dio

La Domenica delle Palme e di Passione si staglia, come un grande portale d’ingresso, all’inizio della Settimana Santa, nella quale celebriamo il mistero della nostra fede e della nostra vita. Si è cristiani in virtù della Pasqua e del futuro che essa dischiude. Dire Pasqua è dire tutto il mistero di Dio e dell’umanità, è dire quest’abbraccio d’amore che, sulla croce, unisce e redime la terra e il cielo. Sulla croce è redenta l’umanità e, insieme, è redento anche il volto di Dio, salvato e liberato da ogni immagine che è idolo e frode, menzogna e perversione. Sulla croce, infatti, si rivela il volto di Dio nei tratti del Figlio che muore. Sulla croce si rivela l’amore del Padre che rinuncia a salvare il Figlio per rendere tutti come suo Figlio. Sulla croce si svela la passione smodata di un Figlio che non salva se stesso perché è venuto per servire e dare la vita in riscatto di tutti.

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Attratti dall’amore ed essere pane

Vedere Gesù è ancora possibile finché ci saranno uomini e donne che, seguendolo sulla via dell’amore, sapranno essere lì dove egli è. Ed è questa la gloria che il Padre e il Figlio si donano: produrre molto frutto. Gesù, come il chicco di grano, muore da Figlio per dare figli al Padre, per moltiplicare l’amore e far risplendere il giudizio su questo mondo in cui il male sembra avere la meglio. E inizia così l’attrazione di tutti. Il Crocifisso diventa il centro di una storia nuova, in cui tutti, figli e fratelli, sanno amare donando la vita e produrre grano buono e abbondante. E ci sarà pane e la terra sarà casa. Sarà famiglia.
Le acque del diluvio diventano quelle del Battesimo, la polvere del deserto diventa l’aridità e la prova che ogni credente è chiamato ad affrontare, perché fare Quaresima è riscoprire che la vita risorge possibile perché Gesù ha attraversato per noi i confini del male e della morte. Ed è da questa sua scelta che sorge per noi il nuovo arcobaleno di grazia, che unisce la terra al cielo, che riannoda legami spezzati. Non più un arco di guerra appeso alle nubi, ma uno strumento di morte, la croce, che, ancorato alla terra, ci proietta e ci innalza oltre le nostre morti, per farci sentire l’annuncio insperato e inatteso: al vangelo possiamo credere. E non c’è notizia più lieta.

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