Erranti come pecore
È difficile parlare di pecore e di pastore, di recinti e di porta. Siamo convinti che ciascuno basti a se stesso e sappia già dove andare. Non sentiamo il bisogno di stare insieme, di essere gregge che si ritrova. E poi ci ritroviamo a leccarci le ferite, rinchiusi nelle verità che abbiamo elevato a torri di difesa e di attacco. Siamo incapaci di riconoscerci e saperci vicini.È il primo giorno della settimana, il giorno primo del mondo perché è l’inizio di un mondo nuovo. Ma le porte sono chiuse perché è forte il timore degli avversari, l’insidia di chi è là fuori. Hanno paura di fare una brutta fine, di seguire davvero il Maestro di cui ancora sono chiamati discepoli. Ma ora non c’è più nulla da fare, nessuno più da seguire.