Un Segno oltre i segni

Nel cammino di fede c’è sempre il rischio di fermarsi ai segni, utili e validi solo se segnalano altro, se spingono più avanti lo sguardo, se ci fanno giungere all’unico segno che non viene meno: il Cristo crocifisso. È il segno che dice ogni altra cosa, perché narra e mostra la potenza di Dio, la sapienza che viene da lui. Il Tempio e la Legge sono segni che rimandano altrove, segnali che richiamano e additano la realtà più grande di loro. A noi, sempre alla ricerca di segni che dicano forza e potenza, saggezza e buon senso, si staglia davanti la debolezza di Dio. Guardando alla croce, scopriamo il modo in cui Dio si rende presente, forza che libera e sana, amore gratuito e donante. 
Ed è su queste alture che dobbiamo sostare se vogliamo vedere la vita trasfigurata e cogliere, nella notte e nel buio, i primi barlumi di una luce risorta.
Le acque del diluvio diventano quelle del Battesimo, la polvere del deserto diventa l’aridità e la prova che ogni credente è chiamato ad affrontare, perché fare Quaresima è riscoprire che la vita risorge possibile perché Gesù ha attraversato per noi i confini del male e della morte. Ed è da questa sua scelta che sorge per noi il nuovo arcobaleno di grazia, che unisce la terra al cielo, che riannoda legami spezzati. Non più un arco di guerra appeso alle nubi, ma uno strumento di morte, la croce, che, ancorato alla terra, ci proietta e ci innalza oltre le nostre morti, per farci sentire l’annuncio insperato e inatteso: al vangelo possiamo credere. E non c’è notizia più lieta.

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